Foto in copertina di Ilaria Di Biagio

Siamo convinti che la fotografia possa avere un ruolo attivo nel restituire il lato umano della pandemia e possa aiutare a comprendere i significati che la malattia ha avuto nella vita di chi è guarito o di chi ce l’ha fatta perdendo qualcuno lungo la strada.

 

Gabriele Mattia de Angeli, 29 anni, nato a Roma.
“Sono in una sala operatoria dell’ospedale, dove tutto è calmo e bianco. Ho una sensazione di tranquillità, però sono solo, non c’è nessuno intorno a me. Decido di alzarmi dal letto e mi accorgo che non ho nessuna flebo attaccata al braccio e riesco a camminare per la stanza. Mi avvio verso la porta, la apro e mi trovo nel mare. Per me il mare è tutto perchè mi ricorda la mia infanzia trascorsa nella casa in Sardegna. Comincio a nuotare in questo mare splendido e vado sott’acqua e continuo a nuotare in profondità. Sto bene e finché non perdo fiato continuo a scendere. Siccome sto per finire l’ossigeno, decido di tornare in superficie e nuoto verso l’alto, ma non riesco a risalire e improvvisamente comincio a soffocare. Cerco di riaffiorare ma non riesco a respirare. A quel punto mi sveglio e continuo a provare la sensazione di non riuscire a respirare. È davvero pesante svegliarsi da un sogno e sentire che ti manca l’aria. Una volta sveglio, credo di aver sbagliato, perchè mi sono lasciato andare e mi sono fatto prendere dal dolore e facendo questo, sono svenuto. Per fortuna però, un attimo prima di perdere coscienza, ho avuto la forza di lanciarmi sul bottone di emergenza per chiamare l’infermiera. Il giorno dopo mi sono svegliato intubato. Questa è la sensazione principale di cosa ti fa il covid, andare sott’acqua e non riuscire a risalire”.

Roma, 15.10.2020
Foto di Valerio Muscella

Presentazione del progetto e riflessioni generali

Negli ultimi mesi i bollettini giornalistici con il numero di persone contagiate in seguito al diffondersi dell’epidemia legata al covid-19 sono stati il nostro pane quotidiano. Abbiamo visto salire rapidamente la curva dei contagi e di pari passo abbiamo visto le nostre libertà improvvisamente diminuire. Su giornali e riviste la narrazione dominante ci ha offerto un costante flusso di immagini necessarie di terapie intensive piene, di dispositivi sanitari e di lunghe file d’attesa per svolgere test sierologici; inoltre abbiamo sentito storie di persone positive al covid in autoisolamento nelle proprie case e, purtroppo, abbiamo anche registrato il costante e crescente numero dei deceduti.

In poche parole, abbiamo assistito e partecipato alla medicalizzazione della nostra società e alla parallela trasformazione delle persone in pazienti ma l’abbiamo fatto per necessità e per osservare e capire il fenomeno soprattutto in termini quantitativi.

In questo momento storico non sono ancora del tutto chiari gli effetti che la diffusione del virus avrà su di noi e sulle nostre comunità perché siamo ancora lì, a tenere sotto controllo i bollettini con la coda dell’occhio. La curva dei contagi tende a risalire e nei paesi limitrofi la narrazione ha ripreso con il linguaggio allarmante che era nostro fino a pochi mesi fa.

Nonostante tutto, sappiamo bene che dietro ad ogni cifra si nascondono delle storie e in corrispondenza di ogni numero c’è uno spessore fatto di emozioni, pensieri e comportamenti che hanno attraversato le persone nella propria quotidianità. E siamo convinti che la fotografia possa avere un ruolo attivo nel restituire il lato umano della pandemia concentrandoci sui significati che la malattia ha avuto nella vita di chi è guarito o anche di chi ce l’ha fatta perdendo qualcuno lungo la strada.

La sfida che ci poniamo, quindi, è quella di riavvicinarci proprio a quelle persone che sono dovute rimanere isolate a lungo e vogliamo farlo lentamente, con rispetto, rimanendo in ascolto e offrendo loro la possibilità di un racconto, quello del processo che ha permesso loro di guarire e di tornare ad essere persone dopo essere state pazienti.


Foto di Francesco Pistilli

Tecnica: ritrattistica, raccolta di materiale di repertorio, possibilità di raccogliere interviste audio

Modalità invio materiali: via email o wetransfer su arcipelago19@gmail.com

Caratteristiche file: 2 versioni dei file jpeg in cartella .zip con nome_cognome fotograf*:

  • File alta risoluzione lato corto min 3000 px – 300 dpi – max 10 mb
  • bassa risoluzione lato lungo max 2000 px – 120 dpi – max 2 mb
  • lo stile narrativo del ritratto è a scelta del/la fotograf*, così come l’utilizzo del colore o del bianco e nero

Testo, didascalia e racconto audio:

Come per tutti i materiali che compongono l’Arcipelago abbiamo pensato che anche questi ritratti possano essere accompagnati da un racconto a parole. Perciò quello che chiediamo a tutt* è di inviare una didascalia o un testo di accompagnamento in grado di approfondire la storia della persona, che vada oltre la rilevazione giornalistica dei dati.

Alcuni di voi hanno proposto una raccolta sistematica anche dei dati più “clinici” (a.e. sui tempi e sulle modalità del decorso della malattia). Anche questi dati possono essere utili al racconto, quindi sentitevi liberi di raccoglierli.

Inoltre è emersa la possibilità di condividere i contatti qualora le persone che vorreste fotografare sono al di fuori dal vostro raggio di azione. Questo potrebbe facilitare il lavoro di qualche altro fotograf* presente nella zona del soggetto. Vi invitiamo dunque a segnalare queste eventualità e provvederemo a condividere la lista contatti.

Infine, vi invitiamo ad associare ad ogni fotografia un audio raccolto nel momento dello scatto frutto della conversazione tra persona ritratta e fotograf*. Crediamo che il racconto audio possa essere realizzato in maniera personale e libera e quindi senza domande prestabilite perché espressione della relazione con il soggetto e della situazione in cui avviene l’incontro.

 

Caratteristiche file audio:

  • max 2 minuti editati
  • file AAF (oppure Mp3; wav)

Qualora voleste inviarci anche il racconto audio vi preghiamo di inviare anche la trascrizione in file word, con scheda guarito (Nome, luogo), al fine di facilitare il compito di chi raccoglierà il materiale.

 

Queste linee guida sono emerse in seguito ad un incontro collettivo avvenuto a Cortona il 26 Settembre 2020 e sono da intendere come una proposta. Qualora aveste idee, critiche e/o suggerimenti mandateci una mail su arcipelago19@gmail.com 

Se ritenete opportuno coinvolgere altr* collegh* fotograf*, fate pure, anche se quest* non hanno ancora mai partecipato ai progetti di arcipelago in nessuna forma.

Grazie!

Arcipelago19

Valentina Ferreri, operatrice socio sanitaria, 35 anni, Firenze.

Ad aprile è risultata positiva al Covid, ed è stata oltre 40 giorni in isolamento lontana dalla figlia Bianca. Ad oggi, non le è ancora tornato l’olfatto. “…anche se finalmente qualche giorno fa ho sentito il profumo del ciclamino. Sono clinicamente guarita per tutti al secondo tampone negativo, ma psicologicamente, ancora, non si guarisce”, racconta mentre ci immergiamo nel bosco dai colori autunnali.

Durante la quarantena ricorda che “Sarei solo voluta andare da mia figlia. Però il primo luogo dove mi sono sentita in pace è stato lungo il sentiero delle sequoie gemelle per arrivare al Castello di Sammezzano.”

Foto di Ilaria Di Biagio

Parco delle sequoie, Castello di Sammezzano, Firenze. 26 ottobre 2020